La prevenzione delle infezioni da Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) per tutti i neonati è ora possibile anche in Sardegna.
Il contrasto alla infezione e dunque alla diffusione del virus respiratorio sinciziale (RSV) apre una nuova frontiera per la Sanità pubblica. La recente disponibilità di un nuovo anticorpo monoclonale a lunga emivita (Nirsevimab) ha profondamente trasformato l’approccio alla prevenzione di questa infezione. Grazie alla possibilità di garantire una protezione duratura per tutta la stagione epidemica con un’unica somministrazione, il Nirsevimab, infatti, offre significativi vantaggi in termini di riduzione del rischio di reazioni avverse, maggiore accettabilità da parte dei genitori, praticità di somministrazione e contenimento dei costi. In linea con i principi di universalità, equità e solidarietà che caratterizzano il nostro Servizio Sanitario Nazionale, anche i neonati sardi nati a termine hanno ora accesso a questa importante misura di prevenzione. La somministrazione dell’immunoprofilassi passiva è ufficialmente iniziata nella nostra Regione e, lo scorso martedì 24 dicembre, il primo neonato di Sassari ha ricevuto la sua dose inaugurando così un nuovo capitolo nella lotta contro il RSV.
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Il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) è l'agente principale della bronchiolite e rappresenta la prima causa di ospedalizzazione nei bambini sotto l'anno di vita. Infatti, la malattia è così diffusa e diffusibile che oltre il 60% dei bambini contrae l’infezione entro il primo anno di vita e praticamente tutti entro i 2 anni. Considerando un'intera coorte di nascita, circa 1/5 dei neonati sviluppa un'infezione grave che richiede assistenza medica e quasi il 4% della coorte di bambini nel primo anno di vita necessita di ospedalizzazione e, ciò che maggiormente impatta sul Servizio Sanitario, tra i ricoverati il 20% finisce in terapia intensiva.
A livello mondiale vengono stimate ogni anno circa 33 milioni di infezioni delle basse vie respiratorie tra i bambini sotto i 5 anni, di queste 3,6 milioni portano ad un ricovero in ospedale e nel complesso esitano in 100.000 decessi. Questo impatto si traduce in un costo stimato in circa 4,82 miliardi di Euro. Inoltre, circa il 70% dei bambini che hanno avuto bronchiolite da VRS va incontro a broncospasmo ricorrente negli anni successivi, e quasi il 50% sviluppa asma bronchiale. A questo deve aggiungersi che la coorte dei neonati suscettibili rappresenta il maggior bacino di circolazione del virus e quindi una importante sorgente per l’infezione degli anziani ed altri soggetti a rischio (in particolare pazienti con BPCO, asmatici, cardiopatici, ecc.), per i quali solo recentemente è stato ampiamente riconosciuto il reale grave impatto dell’infezione dell’adulto, sia in termini direttamente connessi con l’infezione che indiretti, come aggravamento delle patologie di base. Per questo, sono stati messi a punto di recente dei vaccini mirati per queste categorie di pazienti, ma una strategia combinata di profilassi del neonato e dell’adulto a rischio rappresenta la via più rapida ed efficace per il controllo di tutte queste patologie.
In particolare, per il neonato, è necessario indurre una protezione la più precoce possibile, considerato che la patologia è tanto più grave quanto più precocemente viene contratta. In questo senso la vaccinazione del neonato non è una valida strategia perseguibile (le vaccinazioni si iniziano a partire dal 60gg di vita e necessitano di più dosi e di un fisiologico lasso di tempo per poter produrre una risposta attiva efficace) e, pertanto, residuano altre due possibili strategie:
1) la vaccinoprofilassi della gestante, col duplice scopo di proteggere la mamma che quindi non potrà trasmettere l’infezione al neonato, e di proteggere direttamente il nascituro attraverso il passaggio di anticorpi materni nel circolo fetale;
2) l’immunoprofilassi passiva del neonato, con anticorpi monoclonali specifici.
Questa seconda strategia è stata già adottata con successo in neonati ad alto rischio (prematuri e con patologie di base, in particolare la displasia polmonare) con la somministrazione del primo anticorpo monoclonale realizzato specificamente per questo scopo (il Palivizumab). Tuttavia, questo primo presidio di profilassi ha il limite intrinseco di una protezione di breve durata, e necessita pertanto di somministrazioni ripetute nell’arco della stagione epidemica (fino a 5 somministrazioni). A questo conseguono un rischio di reazioni avverse proporzionale alle dosi somministrate, una conseguente relativamente bassa compliance alla profilassi da parte delle famiglie del neonato ed un elevato costo.
La recente disponibilità di un nuovo anticorpo monoclonale (Nirsevimab) a lunga emivita, grazie alla quale è possibile indurre una duratura protezione per tutta la stagione epidemica con un’unica somministrazione, ha profondamente modificato la prospettiva del suo utilizzo, in termini di riduzione del rischio di reazioni avverse, di accettabilità da parte dei genitori, di praticità di offerta e di riduzione dei costi. Questo ha pertanto aperto la possibilità di percorrere una strategia di offerta non più limitata ai neonati ad alto rischio, ma universale, a tutti i neonati nel corso della loro prima stagione epidemica (vedi allegato - Posizione del Board del Calendario Vaccinale per la Vita sugli anticorpi monoclonali RSV).
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Il ricorso a questa strategia di prevenzione è stato già fatto da diversi Paesi (Spagna e Francia) e, in Italia, prima Regione fra tutte, dalla Valle d’Aosta, che già dalla scorsa stagione ha fatto da apripista implementando un programma di prevenzione universale contro RSV per proteggere tutti i bambini nel loro primo anno di vita con l’anticorpo monoclonale Nirsevimab. I dati real-world sono stati presentati in occasione del Congresso ESPID a maggio 2024 e sulla rivista Vaccines. Oltre ai dati di sicurezza sull’uso dell’anticorpo monoclonale sono stati confermati i dati di elevata efficacia: nessun caso di ricovero per bronchiolite o malattie delle basse vie respiratorie causate da RSV è stato registrato tra i neonati che avevano ricevuto la profilassi, contro il 9,7% di quelli che non erano stati profilassati.
Per tale motivo, anche la Regione Sardegna, con Legge Regionale 2 ottobre 2024 n. 14 “Disposizioni urgenti in materia di immunizzazione passiva contro l'infezione da Virus respiratorio sinciziale (VRS)” ha autorizzato la realizzazione di una campagna di immunizzazione passiva contro l'infezione da Virus respiratorio sinciziale nei bambini entro il compimento del primo anno di vita per la stagione 2024-2025. A seguito dell’acquisto delle dosi necessarie per far fronte alla campagna, queste sono state ripartite ai punti nascita regionali con le seguenti indicazioni:
- la somministrazione della dose da 50 mg di Nirsevimab presso i Punti Nascita dovrà essere effettuata ai nuovi nati durante la permanenza al nido, a partire dalla seconda giornata di vita. Si consiglia di tenere traccia delle somministrazioni e di comunicarlo nel cartellino di dimissione ai pediatri di libera scelta;
- nelle neonatologie, nelle unità di patologia neonatale e di terapia intensiva neonatale la somministrazione della dose da 50 mg di Nirsevimab sarà effettuata: a) ai bimbi ricoverati sotto i 5 Kg di peso, anche se oltre i 28 giorni di vita; b) ai bimbi che, non avendo raggiunto i 5 kg e le 5 somministrazioni di Palivizumab, potranno terminare la profilassi con una unica dose di Nirsevimab.
Secondo i principi di universalità, equità e solidarietà che caratterizzano il nostro Servizio Sanitario Nazionale anche i neonati sardi nati a termine hanno ora l’opportunità di prevenire questa grave infezione. La immunoprofilassi passiva è così iniziata nella nostra Regione e il primo neonato di Sassari ha ricevuto la sua dose lo scorso martedì 24 dicembre.
“La somministrazione è avvenuta presso la Neonatologia della AOU di Sassari” riferisce la Dott.ssa Maria Antonia Cossu, responsabile della SC di TIN e Neonatologia, seguendo il protocollo interno (allegato), adottato in conformità con quanto indicato dalla Società Italiana di Neonatologia.
Per la sua tollerabilità, facilità d’uso, indicazione ed efficacia questa immunoprofilassi passiva è assimilabile a quella di un vaccino. Per tale motivo il Board delle Società scientifiche che si occupano della prevenzione delle malattie infettive indicano che nel futuro non si dovrà parlare più di “Calendario di vaccinazione” ma genericamente di “Calendario di immunoprofilassi”, in quanto a fianco all’immunoprofilassi attiva (Vaccinazione) si è a buon titolo inserita anche la immunoprofilassi passiva grazie ai nuovi anticorpi monoclonali a lunga emivita.
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