May 18th Day: La Giornata Mondiale di Sensibilizzazione per la vaccinazione contro l’HIV.

Importanti passi in avanti nella sperimentazione dei vaccini contro l’HIV. Oggi, 18 Maggio 2020 in occasione della Giornata Mondiale di Sensibilizzazione per la vaccinazione contro l’HIV detta anche HVID o HIV Vaccine Awareness Day, sono molte le iniziative portate avanti in tutto il mondo nella prospettiva di un vaccino che possa prevenire l’infezione e di terapie sempre più efficaci nella lotta all’AIDS.

Nata nel 1998, per celebrare una relazione fatta da Bill Clinton il 18 maggio 1997 alla Morgan State University, la Giornata mondiale di sensibilizzazione per la vaccinazione contro l’HIV rappresenta l’occasione per richiamare il mondo intero all’ardua sfida a cui la Sanità Pubblica mondiale è sottoposta, ormai da diversi anni, per la ricerca di un vaccino efficace. Una vaccinazione per prevenire l’AIDS rappresenta, infatti, una vera sfida per la comunità scientifica globale soprattutto in relazione alle caratteristiche intrinseche del virus che ne è la causa: l’HIV.

Appartenente alla famiglia dei Retrovirus, l’HIV è l’agente eziologico della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), una patologia a carico del sistema immunitario che rappresenta lo stadio clinico terminale dell’infezione. Dotato di un peculiare meccanismo replicativo che si esplica grazie all’azione di un particolare enzima noto come “trascrittasi inversa”, il virus è in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a RNA in un doppio filamento di DNA. Questo va ad inserirsi nel genoma della cellula infettata (detta "cellula ospite" o “cellula bersaglio”) all’interno della quale dirige la produzione di nuove particelle virali. Questo processo, talvolta soggetto a numerosi errori di espressione genica, causa frequentemente mutazioni determinando come conseguenza una enorme variabilità genetica e quindi nuovi genotipi di HIV.

Tali mutazioni facilitano la generazione di varianti di HIV che, in virtù dei nuovi fattori di patogenicità espressi, possono sfuggire al controllo da parte del sistema immunitario dell'ospite e resistere all’azione dei farmaci antiretrovirali.

In tal senso, la conseguenza dell’attività virale può esplicarsi in due varianti: il virus può latentizzarsi all’interno delle cellule che ha infettato eludendo il sistema immunitario dell’ospite, oppure può indirizzare la riproduzione di nuove particelle virali che distruggono la cellula all’interno della quale si sono moltiplicate.

Le principali cellule bersaglio dell’HIV sono particolari cellule del sistema immunitario, i linfociti T di tipo CD4, fondamentali nella risposta adattativa contro svariati tipi di agenti patogeni e oncogeni; pertanto, l’infezione da HIV provoca un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), aumentando il rischio sia di tumori che di infezioni da parte di virus, batteri, protozoi e funghi.

L’infezione può essere trasmessa per via ematica, sessuale e materno-fetale. In particolare, la trasmissione attraverso il sangue rappresenta la principale modalità di diffusione dell’infezione soprattutto nei soggetti dediti all’uso di sostanze per via iniettiva a causa dello scambio della siringa, dell’ago, o altro materiale utilizzato per questa pratica. Non va dimenticato, inoltre, che questa stessa modalità di trasmissione è comune anche ad altri virus quali quelli responsabili dell’epatite B e C.

La trasmissione da madre a figlio, detta trasmissione verticale, può avvenire durante la gravidanza, durante il parto o con l’allattamento, mentre la trasmissione per via sessuale (che a livello globale rappresenta la modalità di trasmissione più diffusa), avviene attraverso i rapporti sessuali sia di tipo eterosessuale che omosessuale, non protetti dal preservativo. La trasmissione, infatti, avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti quali secrezioni vaginali, liquido pre-eiaculatorio, sperma, sangue e mucose (anche laddove queste appaiono superficialmente integre).

La storia dell'epidema di HIV/AIDS viene solitamente fatta risalire al 1981 quando fu riconosciuta l'esistenza di una nuova malattia in alcuni pazienti negli Stati Uniti. Diffusasi in maniera esponenziale in tutto il mondo, a differenza di tutte le altre epidemie fino ad allora conosciute, fu per lungo tempo mortale nella quasi totalità dei casi di infezione, con percentuali prossime al 100% dei casi diagnosticati.

Oggi, la sindrome da HIV è diventata endemica nei paesi sviluppati, dove è crollato il numero di decessi, ma non quello dei contagi, mentre è ancora uno dei più gravi fattori di mortalità nei paesi in via di sviluppo, all'origine di gravi problematiche sociali, etiche, economiche e organizzative.

Nel 2018 solo in Italia sono state riportate 2847 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2018 sono maschi nell'85,6% dei casi. L'età mediana è di 39 anni per i maschi e 38 anni per le femmine, mentre l’incidenza più alta è stata osservata nelle fasce d’età 25-29 anni (11,8 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e 30-39 con 0,9 nuovi casi ogni 100.000 residenti).

Dal 1996 una combinazione di farmaci riesce a "immobilizzare" il virus, bloccando lo sviluppo della sindrome immunodepressiva e cronicizzando quindi l'infezione. Questo fenomeno contribuisce assieme ai nuovi casi al continuo aumento della prevalenza di soggetti infetti. Oggi la speranza di vita di un paziente affetto da HIV è certamente più lunga rispetto al passato e qualitativamente molto più alta, ma questo non è sufficiente a fronte della precarietà della vita e del cagionevole stato di salute proprio dei pazienti affetti da questa condizione, insieme alle innumerevoli sofferenze a cui sono sottoposti coloro che non hanno accesso alle cure, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.

Pertanto, poiché al momento delle attuali conoscenze, una eliminazione del virus non è possibile una volta stabilita l'infezione, l’obiettivo più alto perseguibile per la lotta contro questo male è rappresentato, ancora una volta, dalla Medicina Preventiva ed in particolare dalla vaccinazione.

In realtà la ricerca si è orientata su due differenti direttrici:

  • Vaccini preventivi, che indirizzano la risposta immunitaria contro il virus prima che possa essere avvenuta l’infezione, in modo tale che l’organismo possa neutralizzare il virus al momento della eventuale infezione. Al momento nessun vaccino licenziato;
  • Vaccini terapeutici, che rafforzano la risposta immunitaria di soggetti infettati per aiutare la persona a controllare il virus senza farmaci antiretrovirali (ART) o essere utilizzati come supplemento ai regimi ART. Al momento nessun vaccino licenziato.

Per quanto attiene ai vaccini preventivi, grandi speranze sono state riposte per diversi anni in quelli a subunità, costruiti sul modello di quelli antinfluenzali; infatti, una prima fase assai promettente aveva mostrato valori di efficacia di circa il 30% (RV144 in Thailandia), ma uno studio più esteso denominato HVTN 702 o “Uhambo” condotto in Sud Africa non ha confermato i risultati attesi.

La ricerca ha proseguito direzionandosi verso l’utilizzo di vaccini con vettori virali; in particolare appare oggi promettente lo studio HPX2008/HVTN 705 o Imbokodo, condotto in Africa, nel quale viene testato attualmente in Fase IIb un vaccino con Adenovirus 26 attenuato come vettore di frammenti inattivi di HIV (Mosaico) ed una proteina del clade C (ci sono almeno 12 diversi clade di HIV) la gp140.

Ancora, un altro studio con un vaccino molto simile al precedente, ma con una proteina del Clade B (studio HVTN 706/HPX3002 o Mosaico), in Fase III, viene attualmente condotto nelle Americhe ed in Europa, dove è maggiormente diffuso questo Clade di HIV. I risultati sono attesi per il 2023.

In ultimo, un quarto programma di sperimentazione assai promettente, noto come PrEPVacc, ha iniziato a raccogliere dati sul rischio HIV e altri dati demografici, in preparazione per uno studio clinico di fase III, che in Africa testerà contemporaneamente una combinazione di vaccini HIV DNA-MVA- o DNA- Env sperimentali e la PrEP orale.

Nell’attesa che la sperimentazione ci fornisca vaccini efficaci, anche nel nostro contesto regionale continua la ricerca, la sperimentazione terapeutica, la diagnostica e la cura del paziente. In particolare, un ruolo di primo piano sul territorio nella cura dell'HIV e dell'AIDS lo svolge la Struttura Complessa di Malattie Infettive della Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari. Ad oggi, sono circa 700 i pazienti in terapia per infezione Hiv e Aids mentre oltre un migliaio quelli che gli specialisti della struttura diretta da Professor Sergio Babudieri seguono nelle carceri, al Serd (Servizio per le Dipendenza), nella case famiglia, nelle comunità. Un'attività molto estesa che supera i confini della città, per toccare il territorio del nord Sardegna. "La struttura in questo periodo è stata assorbita dall'emergenza sanitaria del Covid-19, ma stiamo lavorando per riaprire Malattie infettive ai pazienti con Hiv e Aids e fornire loro il supporto terapeutico - spiega Professor Babudieri - con l'obiettivo di farlo entro la prima metà di giugno".

A tal proposito Vaccinarsinsardegna.org vuole riportare le parole spese per questa occasione dal Prof. Paolo Castiglia, Responsabile del nostro sito e Direttore della Struttura Complessa Direzione Igiene e Controllo Infezioni Ospedaliere: “Mai come quest’anno, catalizzato da COVID-19, la sfida alla ricerca vaccinale è stata così sentita. Mentre la ricerca di un vaccino contro HIV ha infatti sofferto a lungo, anche per via dello stigma attorno a questa infezione, e per il quale hanno stentato risorse adeguate, la pandemia da SARS-Cov2 ha fatto chiaramente comprendere a tutti la necessità di un’impresa vaccinale. La fine durevole e sostenibile di qualsiasi pandemia infatti dipende dalla disponibilità di un vaccino. Questa giornata è quindi un'occasione per continuare a mantenere acceso un faro sull’infezione da HIV che, in questi ultimi anni in Italia, sembra interessare le fasce più giovani della nostra popolazione".

L'HVAD di quest’anno è quindi un’occasione importante in cui, facendo il punto sui progressi e sui contributi incalcolabili dei partecipanti agli studi e dei ricercatori che li hanno condotti e li conducono attualmente, non solo si vuole ancora una volta richiamare l'attenzione sul bisogno finora non soddisfatto di un vaccino contro l'HIV, ma si deve porre l’accento su come il lavoro fatto seppur stentatamente per l’HIV ha di fatto creato una base straordinaria, senza precedenti nella storia vaccinale, per la velocità di sviluppo del vaccino COVID-19, per il quale nell’arco di 4 mesi sono state avviati più di 90 trial vaccinali.

Questa giornata di sensibilizzazione offre pertanto l'opportunità di sostenere anche la collaborazione necessaria per la prossima epidemia dando un nuovo impulso alla ricerca, una maggiore fiducia ai cittadini e la speranza di una vita in salute dove la prevenzione avrà la meglio sulle malattie infettive e sugli agenti eziologici che ne sono la causa.

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