Vaccino antinfluenzale e immunoterapia: una possibile arma contro il cancro

Il principio di base che sottende l’utilizzo della pratica immunoterapeutica consiste nell’alterare l'ambiente anatomico in cui proliferano i tumori, incoraggiando il sistema immunitario dei pazienti ad attivarsi per combattere le cellule neoplastiche, riducendone il numero e l’aggressività. Nuovi approcci sperimentali che sfruttano la vaccinazione antinfluenzale evidenziano come l’azione combinata del vaccino antinfluenzale, utilizzato in associazione alle pratiche immunoterapeutiche, conduce a una riduzione delle masse tumorali in modo ancor più significativo

La vaccinoterapia, altresì definita come “immunoterapia attiva specifica”, rappresenta un trattamento terapeutico estremamente innovativo, il cui fine ultimo è quello di indirizzare l’attività del sistema immunitario del paziente affetto da neoplasia contro le proprie cellule tumorali.

Tale approccio terapeutico, diffusamente utilizzato nella pratica clinica dell’ultimo ventennio, grazie ai considerevoli progressi della ricerca scientifica, ha rivoluzionato le terapie oncologiche moderne. Il processo che governa la reciproca influenza esistente tra la patologia tumorale e il sistema immunitario del paziente che ne è affetto, è materia estremamente complessa, motivo per il quale l’approfondimento delle conoscenze circa i meccanismi immunologici che regolano l’interazione tumore-ospite è di estrema importanza per lo studio di trattamenti terapeutici più appropriati e in continua evoluzione.

Tra questi, la vaccinoterapia rappresenta certamente uno degli approcci più innovativi in materia oncologica; essa infatti, agendo sul riconoscimento specifico delle cellule neoplastiche da parte del sistema immunitario, è in grado di generare risposte cellulari e/o anticorpali atte a eliminare le cellule mutate per azione diretta sugli antigeni tumore-specifici.

Nell’ambito della prevenzione primaria, le vaccinazioni rappresentano in modo indiscusso e inequivocabile l’unico strumento efficace per prevenire l’insorgenza delle malattie infettive.

Ad eccezione del carcinoma della cervice uterina e dell’epatocarcinoma, per i quali i vaccini antiHPV e antiHBV rispettivamente, possono essere impiegati con finalità preventive (ossia allo scopo di prevenire l’infezione da parte dell’agente infettivo causa del tumore), in oncologia, i vaccini non vengono tanto utilizzati per prevenire l’insorgenza del tumore, quanto piuttosto, per curare i pazienti che ne sono già affetti. Nella disciplina oncologica, infatti, la vaccinazione utilizzata per fini terapeutici (vaccinoterapia) non ha lo scopo di prevenire l’insorgenza del tumore, bensì quello di curarne i pazienti affetti. Obiettivo della vaccinoterapia, infatti, è quello di stimolare la risposta immunitaria anti-tumorale del paziente affetto da cancro attraverso l’utilizzo di agenti tumorali che vengono somministrati in diverse forme e in diverse localizzazioni. Questo significa che il sistema immunitario viene come addestrato a combattere la patologia tumorale esistente potenziando l’azione difensiva e protettiva per il quale è fisiologicamente programmato.

La maggior parte dei dati clinici a disposizione della letteratura accademica descrivono i risultati relativi all’utilizzo della vaccinoterapia anti-tumorale in riferimento al melanoma cutaneo che, in virtù della approfondita conoscenza immunobiologica delle sue cellule neoplastiche, rappresenta il modello principale per la sperimentazione clinica dei vaccini terapeutici. Ciò nonostante, differenti approcci immunoterapeutici sono attualmente attivi nell’ambito di studi clinici di fase II e di fase III anche in pazienti affetti da altre forme neoplastiche quali: tumore polmonare, tumore prostatico, tumore del rene, tumore della mammella e dell’ovaio e patologie ematopoietiche.

Tuttavia, non sempre questo approccio riesce a produrre cambiamenti sensibilmente positivi nella regressione della patologia tumorale: spesso, infatti, i tumori sono in grado di eludere il nostro sistema immunitario sopprimendone l’abilità difensiva. Le cause di questo fenomeno possono essere molteplici: tra queste, di particolare importanza, la capacità delle cellule neoplastiche di adattarsi ad un microambiente sfavorevole eludendo la sorveglianza immunitaria e, di non minore importanza, il deficit a carico del sistema immunitario e la conseguente immudepressione del paziente affetto da tumore. Infatti, alcuni tumori definiti come “cold tumors” o “tumori freddi”, non contengono cellule immunitarie e, in virtù delle proprie caratteristiche intrinseche, riescono a rendersi invisibili ad esse. A tal proposito, un team di ricercatori del Rush University Medical Center di Chicago ha saggiato un modo per convertire questa tipologia di tumori in “hot tumors” o “tumori caldi”, ossia forme neoplastiche maggiormente riconoscibili dal sistema immunitario e, conseguentemente a ciò, più sensibili alle cure.

Tale studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (rivista ufficiale dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti) lo scorso Gennaio 2020, in allegato al presente articolo (All.2), descrive un approccio terapeutico multimodale basato sull’utilizzo combinato dei principi immunoterapeutici e della vaccinazione antinfluenzale.

In particolare, studiando il database del National Cancer Institute, gli autori dello studio si sono accorti che i pazienti con tumore ai polmoni ospedalizzati per infezione polmonare dovuta a virus influenzale vivevano più a lungo dei pazienti ricoverati per lo stesso tumore, ma senza patologia influenzale in corso. Simili esiti "clinici" sono stati osservati in modelli animali con la stessa, duplice condizione; la risposta immunitaria contro l'influenza, dunque, sembrava fornire un vantaggio nella lotta al tumore.

Partendo da questa ipotesi di base, i ricercatori hanno supposto che la risposta immunitaria contro l’influenza, sia essa dovuta all’infezione naturale dei virus influenzali, o artificialmente indotta dal vaccino antinfluenzale, potesse avere un qualche effetto positivo sul rallentamento della crescita tumorale.

Pertanto, al fine di indagare questo fenomeno, hanno somministrato un vaccino contro l'influenza stagionale (deprivato dei componenti adiuvanti), tramite iniezione intratumorale, nel melanoma cutaneo di un modello animale. A seguito dell’iniezione del preparato vaccinale somministrato direttamente all’interno del tumore, si è osservato che non solo il vaccino forniva protezione contro l'infezione polmonare da virus influenzali, ma determinava anche una rallentamento/riduzione della massa tumorale. La somministrazione del vaccino, infatti, aveva determinato la produzione di cellule immuno-stimolanti che hanno a loro volta richiamato in loco i linfociti T-CD8, incaricati di combattere/eliminare le cellule cancerose.

Il team di ricercatori ha trattato allo stesso modo un modello animale di tumore al seno metastatico triplo negativo (il più difficile da trattare tra i tumori al seno, perché mancante di proteine-bersaglio specifiche), ottenendo risultati altrettanto incoraggianti: l'iniezione nel tumore principale (tumore al seno metastatico triplo negativo) ha infatti determinato la riduzione della crescita e della diffusione anche delle metastasi. Inoltre, i ricercatori hanno testato cinque diversi vaccini antinfluenzali impiegati nella stagione 2017-2018 sul modello animale, e di questi, quattro vaccini su cinque hanno ridotto l'estensione del tumore, mentre il quinto ha condotto al medesimo risultato solo dopo la rimozione di un adiuvante sintetico che agiva indirettamente sul sistema immunitario.

L'attenzione dei ricercatori è ora concentrata sui vaccini antinfluenzali già approvati dalla Food and Drug Administration americana, usati da milioni di persone e già dimostratisi sicuri sui pazienti, inclusi bambini sopra i sei mesi di età e pazienti oncologici. Di solito i trial clinici impiegano almeno 8-10 anni per essere completati, ma utilizzando un vaccino antinfluenzale già approvato e ampiamente utilizzato, i tempi per i test sull'uomo si potrebbero ridurre in modo importante. In base all'attuale approvazione dell'FDA (Ente Regolatorio dei farmaci negli USA), secondo i ricercatori, tale importante scoperta potrebbe essere rapidamente portata ai pazienti refrattari all'immunoterapia.

Peraltro, l’azione indiretta della vaccinazione sul potenziamento generalizzato del sistema immunitario era già stata evidenziata relativamente alla vaccinazione contro il morbillo, la quale oltre a prevenire la malattia morbillosa con tutte le conseguenze che ad essa conseguono, sia nel breve che nel lungo periodo, opera una stimolazione “non specifica” del sistema immunitario, che si traduce in una diminuita suscettibilità alle infezioni (All.3).

In questo contesto, Vaccinarsinsardegna.org vuole raccomandare con ancor più fermezza ed enfasi il valore di tutte le vaccinazioni, da quelle previste per l’età infantile fino a quelle specificatamente rivolte all’età avanzata, passando per quelle dedicate all’età adolescenziale e a quelle raccomandate per l’età adulta.

Mai come ora, un’adesione consapevole ai programmi di immunizzazione da parte di tutta la popolazione diventa imprescindibile nelle sfide sanitarie che la Sanità Pubblica è costantemente, e talvolta inaspettatamente, chiamata ad affrontare. Strumenti come i vaccini rappresentano, infatti, un importante e insostituibile salvavita, un’arma formidabile di prevenzione contro la diffusione delle malattie infettive, contro le loro complicanze, contro alcune patologie oncologiche di origine virale e, in un prossimo futuro anche nella terapia di malattie oncologiche sia in maniera diretta con la immunoterapia attiva specifica che indiretta nella pratica immunoterapeutica.



Allegati disponibili
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2020/01/13/vaccino-per-linfluenza-migliora-la-risposta-allimmunoterapia_cd8c0bfa-8334-4354-b236-b8baf6929871.
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